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21 ottobre 2020
Ventricelli (Confimi Edilizia): “Un settore da ricostruire e la pandemia ci ha permesso di superare limiti strutturali”
Roma, 21 ottobre 2020 – Abbattere e ricostruire. Ma anche ammodernare ed efficientare. Sono le parole d’ordine di Confimi Industria Edilizia nel ripensare il lavoro di un settore in crisi da un decennio.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a una doppia frammentazione del nostro comparto – spiega Sergio Ventricelli presidente di Confimi Industria Edilizia – da una parte il fiorire di imprese gestite da stranieri che hanno presidiato il mercato delle micro e piccole commesse e hanno puntato su alcuni specifici lavori legati al mondo dell’edilizia, mentre le imprese nostrane puntavano a lavori di grido che son andati via via scemando”. E ancora, “altro spartiacque è stata inoltre la leva innovazione” ha ricordato Ventricelli scendendo poi nel dettaglio. “Il progresso tecnologico ha migliorato le condizioni generali dei lavoratori e mandato definitivamente in pensione alcune professioni. Ecco quindi che le imprese strutturate e innovative, penso ad esempio all’edilizia acrobatica, continuano a lavorare le altre molto meno. E le “altre” sono la maggior parte, ecco spiegati i numeri drammatici di Unioncamere”.
Negli ultimi 5 anni – come riportato infatti nel report del sistema camerale italiano – si sono perse oltre 18.500 imprese del settore delle costruzioni di edifici residenziali e non residenziali, circa 3.600 attività di piastrellisti e imbianchini, 3.300 di muratori specializzati nella finitura degli edifici.
“Occorre guardare oltre e non possiamo più rimandare”. Ma come farlo? “Bisogna favorire il proliferarsi di una nuova generazione di progettisti, il mercato deve puntare sul bello, sulla qualità e sulla sostenibilità” ricorda il presidente Ventricelli.
“Il vero rilancio dell’edilizia – tiene a spiegare Ventricelli – passa da una nuova formula pubblica/privata. Occorre infatti che le operazioni 110% e con esso tutte quelle riconducibili ai bonus fiscali vengano iniettate continuamente sul mercato perché in Italia, più che costruire, bisogna ammodernare un patrimonio architettonico amplissimo – dai ponti alle case popolari, dai viadotti alle scuole, dagli stadi agli acquedotti – agevolando gli investimenti attraverso sgravi fiscali certi e definiti”.
“Contemporaneamente bisogna potenziare la banda larga, che deve avvolgere l’intero Paese, così da permettere il proliferarsi del cosiddetto “lavoro agile” anche nel settore delle costruzioni che di certo non può coinvolgere – evidentemente – il personale sul cantiere, ma tutto il resto sì”, sostiene il presidente di Confimi Edilizia. “E quando dico tutto il resto, intendo quell’universo riconducibile ai progettisti, ai prefabbricati e – soprattutto – agli uffici della pubblica amministrazione, che devono essere messi nelle condizioni di dare risposte in modo rapido ed efficace, il tutto, naturalmente, in modalità remota ma con l’obbligo di azzerare i tempi di risposta”. “In Italia, chiude amaramente Ventricelli – ci voleva evidentemente una pandemia di queste proporzioni, per aprire gli occhi sulla necessità di tornare a far correre i settori produttivi”.
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